Non è Più tempo di Negare a Palermo è presentato dal Padiglione Europeo, un'iniziativa della Fondazione Culturale Europea che mira a sostenere e promuovere progetti artistici che immaginano futuri desiderabili e sostenibili per l'Europa.

Transnational Restitution Movement - Con la recente restituzione dei Bronzi del Benin da parte di due dei musei con le più grandi collezioni di arte africana in Europa, è diventato evidente: stiamo entrando in una nuova era del dibattito postcoloniale. In questo contesto, Studio Rizoma e GROUP50:50 invitano a Palermo artisti, attivisti e pensatori dall’Europa e dall’Africa per porre le basi di un ampio movimento di restituzione transnazionale. Attraverso talks, concerti, proiezioni e interventi, presentiamo e discutiamo pratiche artistiche e politiche che ridefiniscono le identità africane ed europee, esplorando i legami tra il patrimonio culturale e naturale saccheggiato, e riformulando il dialogo e la cooperazione transcontinentale.

Questo progetto fa parte di
Regarding Colonies
Anni
2022—2024
Paesi
Italia, Repubblica Democratica del Congo, Germania

Dagli anni sessanta, un movimento di artisti, intellettuali e attivisti connessi a livello globale ha condotto una persistente campagna per la restituzione dei manufatti culturali africani e dei resti umani come parte delle strategie di decolonizzazione. Dopo un lungo periodo di stasi, negli ultimi anni il dibattito ha subito un’accelerazione, con diversi esempi di restituzione fisica come i tesori di Behanzin alla Repubblica del Benin o i Bronzi del Benin alla Nigeria. Se la restituzione vera e propria sarà decisa al più alto livello diplomatico e rimandata il più a lungo possibile, spetterà agli artisti e alla società civile accelerare e accompagnare questo processo. È giunto il momento di seguire coloro che hanno aperto la strada per creare un movimento ampio e transnazionale. Come questi oggetti possono riacquistare il loro significato simbolico, sociale e storico? In che modo la restituzione può avvenire nei contesti contemporanei di produzione di conoscenza, interazione sociale e giustizia globale?

Una volta fuori dalla prospettiva europea, teschi e scheletri diventano più che entità scientifiche, e le maschere diventano più che oggetti d’arte. Sono abitati da spiriti ancestrali brutalmente rimossi dal loro habitat, rinchiusi in collezioni dimenticate e che ancora infestano il continente europeo. Con il processo di restituzione, dobbiamo imparare, in Europa e nelle ex colonie, a parlare della lunga storia di violenza fisica, sfruttamento economico e saccheggio, alienazione, appropriazione culturale e trasferimento di questi oggetti che prima producevano significato. Quali rituali possiamo inventare per accompagnare la restituzione di questi oggetti? Come possiamo invertire un processo di alienazione indotto dal pensiero egemonico eurocentrico imposto dalla violenza coloniale?

La destrutturazione delle strutture sociali attraverso l’espropriazione di oggetti con valore culturale o potere simbolico ha permesso lo sfruttamento dell’uomo e della natura. Le idee moderniste di progresso e la conseguente distinzione tra le cosiddette società “avanzate” e quelle “primitive”, l’imperativo di una crescita economica infinita e l’estrattivismo aggressivo delle risorse naturali hanno annientato qualsiasi cosmologia alternativa che definisse diversamente la relazione tra gli esseri umani e la natura. Il movimento di restituzione dovrebbe rivendicare anche la restituzione delle risorse naturali, il risarcimento e il rimborso del debito ecologico dell’Occidente? Chi paga per la continua distruzione dell’ecologia causata dallo sfruttamento delle risorse naturali? E non sarebbe meglio per l’umanità se si potessero ripristinare cosmologie alternative?

Studio Rizoma e GROUP50:50 invitano artisti, attivisti e pensatori europei e africani che rappresentano l’avanguardia di un movimento di restituzione transnazionale a presentare e discutere le loro pratiche. Dopo la prima tappa a Palermo, i protagonisti del “Transnational Restitution Movement” andranno a Lipsia, Lubumbashi, Kinshasa e Berlino nel 2022 e 2023. In ogni città, coinvolgeranno artisti e attivisti locali nelle loro riflessioni e produzioni artistiche per portare avanti il movimento di restituzione transnazionale.

A cura di Patrick Mudekereza e Eva-Maria Bertschy con contributi di Giorgio Mega e Emmanuelle Spiesse (LAM, Les Afriques dans le monde, laboratorio CNRS).
Gestione della produzione: Letizia Gullo, Giorgio Mega e Pamina Rottok
Direzione generale: Marta Cillero
Scenografia e produzione: Jesse Gagliardi
Direzione e assistenza tecnica: Gruppo Sinergie
Produzione e documentazione video: La Bandita Film
Relazioni istituzionali: Patrizia Pozzo
Relazioni pubbliche in ambito artistico e culturale: Sofia Li Pira
Comunicazione e direzione creativa: Izabela Anna Moren
Assistente editoriale: Elisa Capellini
Progetto grafico: Simone Capano e Luca Pantorno
Strategia social media: Elena Fortunati

“The Time for Denial is Over” is a project of GROUP50:50 (Basel-Lubumbashi), Fondazione Studio Rizoma (Palermo), Centre d’Art Waza (Lubumbashi) and European Alternatives, in collaboration with PODIUM Esslingen, The European Pavilion, CTM Festival Berlin, euro-scene Leipzig, Kaserne Basel, JazzClub Leipzig and Vorarlberger Landestheater.

With the support of TURN Fonds de Kulturstiftung des Bundes, Pro Helvetia and European Cultural Foundation.

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