Room to Bloom: Perché abbiamo bisogno di narrazioni ecofemministe, postcoloniali e decoloniali perché l’Europa cambi.

C’è qualcosa di magico in Room to Bloom: quando si parla alle persone del lavoro che noi – il team di gestione e curatoriale di Room to Bloom, i suoi consulenti e i suoi artisti – stiamo facendo con questa piattaforma, una scintilla si accende negli occhi di coloro che ascoltano. C’è interesse a saperne di più, a essere coinvolti, a chiedersi quale direzione stia prendendo il gruppo. Room to Bloom sta occupando uno spazio che era stato lasciato vuoto e forse c’è qualcosa di rivoluzionario nel riunire 100 artiste femministe di tutto il mondo per immaginare, co-creare e raccontare la speranza e le alternative per il nostro futuro comune.

Room to Bloom è una nuova piattaforma transfemminista ed ecofemminista che riunisce artiste emergenti per esaminare e creare narrazioni ecologiche e postcoloniali per l’Europa e oltre. Room to Bloom riconosce che è giunto il momento di contribuire all’attivazione delle periferie e di navigare contro il patriarcalismo, i diversi tipi di oppressione, lo sfruttamento e il razzismo, per aprire nuovi spazi di sperimentazione e porre le basi per nuove forme di azione nel mondo dell’arte.

Vivere le promesse del femminismo intersezionale nelle pratiche quotidiane dell’arte e della gestione culturale è un obiettivo molto ambizioso. Qualcosa che ci sembrava – ingenuamente – ovvio quando abbiamo iniziato il progetto, il tentativo di mettere insieme le riflessioni e gli apprendimenti del femminismo e del post-decolonialismo nella pratica per cambiare la gestione culturale e dell’arte, appare – a un anno di distanza – non solo piuttosto insolito ma anche piuttosto difficile.

Come manager e curatori culturali, siamo consapevoli che la decolonizzazione di noi stessi e della sfera della produzione culturale è parte del viaggio verso la decolonizzazione degli spazi che abitiamo. L’applicazione di un approccio femminista postcoloniale e decoloniale implica una riflessione su temi come il privilegio dei bianchi, le strutture di potere, i ruoli di genere e l’importanza di inserire la vita personale nella sfera politica, che sono argomenti chiave da affrontare per formare nuove proposte sociali e politiche oggi. L’uso di entrambi i concetti di “postcoloniale” e “decoloniale” è intenzionale: usando i due concetti riconosciamo il dibattito in corso e irrisolto sul superamento dell’eredità coloniale. Parlare di femminismo postcoloniale significa riconoscere che stiamo ancora affrontando e subendo le conseguenze delle colonie e dell’imperialismo europeo; parlare di femminismo decoloniale, invece, mette l’accento sul lavoro che deve essere fatto per decostruire idee preconcette, assunti, comportamenti e modi di intendere i nostri ruoli in questo mondo, sostenendo che questi sono stratificati e diversi. Non intendiamo questi due concetti come un’unica “teoria” dell’internazionale, ma piuttosto come un insieme di orientamenti che mostrano come pensare al femminismo e al mondo per cui stiamo lottando. La nostra idea è che non viviamo in un mondo post-coloniale. Forme antiche e nuove di colonialismo sono ancora presenti, subordinando e sfruttando diverse comunità, assumendo forme diverse e opprimendo gruppi minoritari. La dominazione coloniale non solo modella le nostre idee sulla razza, ma influenza fortemente anche il modo in cui le persone pensano alla classe, alla cultura, al genere e alla sessualità.

Operare e lavorare con un approccio femminista significa mettere in discussione e ripensare l’epistemologia, l’ontologia, le norme e l’etica che abbiamo ereditato. L’esercizio di capire come stiamo leggendo i ruoli, i corpi e le menti – i nostri e quelli degli altri – deve avvenire negli spazi e nelle istituzioni che popoliamo con le nostre opere e le nostre idee. In questo senso, le istituzioni artistiche dovrebbero affrontare e operare con questi concetti chiaramente presenti nelle loro azioni e nella loro visione.

Nel processo di decostruzione e decolonizzazione degli spazi e dei contesti in cui operiamo, c’è qualcosa di potente nel lavorare ai margini e nelle periferie: Le periferie sono i luoghi in cui possiamo creare collettivi, relazioni, collaborazioni; costruire una coscienza transnazionale attraverso spazi che sono spesso lasciati fuori dalla narrazione tradizionale, stabilire alleanze di solidarietà per creare un sistema di sostegno, alleanze per sconvolgere gli ordini dominanti, inventare e pilotare nuovi ordini. C’è qualcosa di radicale nel proporre spazi sicuri di cura e ascolto reciproco. Spazi in cui, grazie alle energie collettive che si scambiano, può avvenire un cambiamento, spazi in cui la cura assume un ruolo rivoluzionario che può portare a un cambiamento radicale.

Con il programma ospitato nel contesto del Room to Bloom Pavilion a Palermo, vogliamo presentare le prospettive degli artisti per trasmettere la necessità di spostare le regole del potere per favorire la comunanza all’interno delle istituzioni del mondo dell’arte e per co-creare nuove pratiche che sovvertano il patriarcalismo e il razzismo offrendo visioni stimolanti per la molteplicità e la coesistenza. Insieme, vogliamo portare avanti il messaggio di resistere a un sistema di dominio e sfruttamento e sostituirlo con azioni e narrazioni di cura e nutrimento, concentrandoci sul ricollocare la narrazione ai margini e ripristinare la salute della natura su questo pianeta, dando priorità alla cura per gli “altri”.

Nel suo percorso, Room to Bloom vuole applicare le vere lezioni dei diversi femminismi, fornendo una rete di supporto efficiente ai suoi artisti, decostruendo lo sguardo occidentale ed essendo pienamente cosciente e consapevole delle molte complessità portate dall’intersezionalità. Perseguiamo la visione di un’Europa che tenga pienamente conto della sua diversità in termini di razza, etnia, geografia, sessualità, classe, abilità, istruzione. È diventato inevitabile fornire un quadro di riferimento per comprendere le diverse dinamiche di potere e di dominio e fornire nuovi strumenti e narrazioni per resistere ad esse e invitare a nuovi percorsi. Room to Bloom vuole continuare ad aprire questi spazi per un cambiamento plurale, femminista e collettivo.