Eliza Collin: WET ZONES

Palermo non è una città con carenza d’acqua. Riceve acqua da molte sorgenti, pozzi e serbatoi grazie allo sbarramento artificiale dei fiumi. Storicamente Palermo può vantare uno dei più intricati e sofisticati sistemi idrici. Oggi, però, oltre il 50% di quest’acqua si perde prima di raggiungere gli spazi domestici e, sebbene l’acqua nel bacino non sia scarsa, il suo consumo eccessivo da parte delle città porta inevitabilmente a una rapida desertificazione delle campagne circostanti. L’acqua che raggiunge gli spazi domestici, una volta utilizzata, spesso non viene pulita adeguatamente prima di essere scaricata nei fiumi e negli oceani, con effetti devastanti su questi ecosistemi. 

Il modo in cui oggi sporchiamo e smaltiamo l’acqua contribuisce alla carenza globale di acqua dolce e ci proietta in un futuro di complesse bonifiche per garantire una quantità sufficiente di acqua pulita. A ciò contribuisce anche l’interruzione del ciclo naturale dell’acqua attraverso attività come la deforestazione e il prelievo di acqua dalle falde acquifere. Le città sopravvivono grazie alle risorse che le circondano e molte di esse sono progettate per consentire l’ingresso di merci e l’uscita di rifiuti. L’acqua è una delle sostanze più importanti del pianeta: è infinita, ma la sua qualità è limitata.

WET ZONES suggerisce un futuro non così lontano in cui il riciclo localizzato dell’acqua rappresenta una soluzione a breve termine che consente di regolare il consumo, lo smaltimento e il recupero di questa risorsa limitata. Attenuando le abitudini idriche dannose e aprendo la strada alle città circolari. L’unità di cucina mobile esplora in modo proattivo un sistema di filtraggio dell’acqua di cucina, utilizzando produzione e materiali locali; l’acqua usata che entra nel sistema sarà incanalata attraverso una serie di filtri che rimuovono i contaminanti, prima di essere purificata secondo standard sicuri per il riutilizzo o lo scarico. Questo processo ci invita a riflettere sul modo in cui utilizziamo l’acqua, su ciò che vi immettiamo e sulle nostre abitudini idriche quotidiane, ma non mira a demonizzare l’ambiente domestico, bensì a fornire un’autorità temporanea sulle nostre abitudini idriche, inviando un chiaro messaggio a coloro che occupano posizioni di potere, sul futuro idrico che desideriamo.  

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Il progetto è parte di SCHOOL OF WATER SCARCITY, prodotto da Studio Rizoma e supportato dalla Fondazione Rosa Luxemburg in Tunisi.

Ricerca e direzione artistica: Eliza Collin | Curatela: Izabela Anna Moren | Realizzazione: Marginal Studio  | Produzione: Giorgio Mega

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