L’artista palermitana Irene Coppola e l’architetto Vito Priolo raccontano il loro viaggio nel deserto di Atacama. Attraverso una serie di documenti visivi e sonori, disegni, sculture e materiali locali dal forte valore simbolico, descrivono un fragile ecosistema che viene radicalmente modificato dal turismo di massa e dall’estrattivismo minerario, e riflettono sulle contraddizioni dell’attuale politica di distribuzione delle risorse nella regione desertica, dove si trovano le più grandi miniere di litio e rame del mondo.
HABITAT 23°S è la seconda parte di uno studio a lungo termine di Coppola in collaborazione con Priolo iniziato nel 2019 attraverso la regione indigena di Guna Yala a Panama e con la pubblicazione HABITAT 08°N edita da Viaindustriae Publishing. Nell’ambito del festival Between Land and Sea, i due autori forniscono informazioni su un viaggio di ricerca in una regione geostrategicamente rilevante. Condividono i loro incontri con membri della comunità indigena Lickan Antay, piccoli imprenditori locali, artigiani, cittadini, manifestanti e curatori, portando alla luce contraddizioni e domande difficili da districare. Si parla di confini, lotte, interessi e approcci diversi tra le stesse comunità indigene che popolano il Cile, i lavoratori, le aziende capitalistiche e il governo centrale riguardo alle questioni più controverse sia a livello locale che globale: l’estrazione mineraria, l’uso e la distribuzione dell’acqua, i diritti civili e la protezione delle aree desertiche ricche di risorse.
Il progetto è sostenuto dalla Direzione Generale per la Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell’ambito del programma Italian Council (XII edizione, 2023)