Ungers, dopotutto. Frammenti di un progetto per Gibellina
Alcuni anni dopo il terremoto del 1968, l’Istituto Superiore per l’Edilizia Sociale invia da Roma il piano di ricostruzione totale di Gibellina Nuova, ispirato ai modelli delle New Town inglesi. Dopo una prima fase durante la quale il sindaco Ludovico Corrao invita architetti e artisti internazionali a partecipare alla progettazione della città, alla fine degli anni ’70 un gruppo di docenti dell’Università di Palermo organizza una serie di convegni e laboratori, per riflettere sulla ricostruzione

In questo frangente Oswald Mathias Ungers viene chiamato a disegnare l’area centrale dell’insediamento, rimasta ancora indefinita. Il suo progetto di Centro Civico riflette sul rapporto tra costruito e spazio pubblico, tra città, monumento e storia. Tuttavia, poco viene realizzato, e in maniera non sempre fedele. L’albergo, iniziato ai margini della città, viene presto abbandonato. La zona artigianale viene liberamente adattata alle necessità delle attività locali. Le case lungo Viale Belice vengono realizzate, ma la passerella a cui sono addossate si interrompe contro un muro. Del blocco di abitazioni che doveva racchiudere un giardino non rimane che un enorme prato secco e un piccolo lago, ironicamente l’elemento più fedele al progetto originale, nel centro della città.

 

A cura di Elena Catalano, Alessandro Iannello, Tommaso Mola Meregalli, Costanza Zeni

Prodotto da Fondazione Studio Rizoma

Testi di Pier Vittorio Aureli, Winston Hampel

80 pp.
12 X 19 cm
ita/eng

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