Peju Layiwola: Gestire un patrimonio frammentato

Estratto da un discorso di Peju Layiwola tenuto a Palermo il 3 giugno 2022

Il Museo Rautenstrauch-Joest di Colonia possiede 96 oggetti del Benin provenienti direttamente dalla spedizione. Ci sono musei che sono molto trasparenti e trovo che la direttrice Nanette Snoep sia una persona molto onesta e aperta. Quando è arrivata in qualità di direttrice ha chiesto: “Quanti pezzi abbiamo dal Benin” e loro le hanno risposto: “Tra i tre e i cinque”. È andata in magazzino e ha trovato 96 pezzi! È incredibile. Significa che per diversi decenni tutte queste opere non sono state esposte. Solo tre opere erano esposte! Per il mio intervento all’interno della mostra intitolata “Resistenza! L’arte della resistenza” presso lo stesso museo, dovevo esaminare questi 96 pezzi nei depositi e invitare gli artisti a esporre le loro opere in modo che l’arte contemporanea si richiamasse a queste opere e oggetti classici del Benin ed entrasse in conversazione con loro. Lavorare per questa mostra mi ha ispirato molto toccare queste opere del Benin. Ne avevo viste alcune dietro un vetro, ma era la prima volta che tenevo fisicamente in mano questi oggetti. Questo mi ha ispirato a scrivere una poesia, che leggerò ora e vi chiedo di partecipare: ci sono una serie di richiami che vi chiedo di leggere con me. La poesia è anche ispirata a una poesia scritta da Diana Ferrus come tributo a Sarah Baartmann nel 1998.

(Traduzione in italiano)

Sono venuto a portarti a casa
Sono venuto a portarti a casa
Edo ti chiama
Edo ti desidera
O Edo, Edo ni mose (Edo, la terra della bellezza)

Mi hai sussurrato
‘Riportami al mio posto’
Tra i miei parenti e affini
Lontano dai sussurri sommessi
Di parole pronunciate in tedesco, francese, olandese e…
Parole pronunciate troppo spesso eppure ancora sconosciute
Wunderschon! Exotisch! Spettacolare! Schon!

Ho sentito troppi suoni in tutta la mia vita
Gli scoppi sporadici di osisi (armi/munizioni)
Il crepitio dei covoni in fiamme
I tonfi dei soldati del Benin che cadono dalle cime degli alberi come noci
Lo sferragliare del metallo contro il metallo
Lo scalpiccio di avori, bronzi e legni da parte di soldati disperati.
Mentre viaggio attraverso Ugha ‘Erhoba, (Sacri santuari di palazzo) fino ai magazzini delle navi,
tasche dei saccheggiatori, ai tavoli delle aste e alle
le camere silenziose dei sotterranei dei musei
Silenzio tombale!

Sono diventato un gioco di numeri
Stampigliato con una nuova identità
2011: 189701:11292

Sono venuto a portarti a casa
attraverso spazi familiari
Ricordate Urhokpota (il municipio di Benin), ricordate Ogbe (la zona dove si trova il palazzo)?
Certo, vi ricordate di Iguneronmwon! (Quartiere per la fusione del bronzo/anche il nome della corporazione dei fonditori).
Sentire di nuovo il suono dei mantici frenetici
I canti felici degli artigiani
Il versamento del metallo fuso e il suono degli stampi che si rompono
per rivelare l’ennesima fusione

Sono venuto a portarvi a casa nella terra di

mo N’Oba N’Edo Uku Akpolokpolo (nome di lode del re)
Sono passati quattro regni dall’ultima volta che ci siamo visti
Sì, riposerò per sempre a Edo.
A Edo troverò pace e riposo per sempre.

Scritto e interpretato al Rautenstrauch Joest Museum, Colonia, 24 novembre 2021
Ispirato da Diana Ferrus, una poesia scritta nel 1998 in omaggio a Sarah Baartman in Olanda.

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