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L’artista palermitana Irene Coppola e l’architetto Vito Priolo raccontano il loro viaggio nel deserto di Atacama. Attraverso una serie di documenti visivi e sonori, disegni, sculture e materiali locali dal forte valore simbolico, descrivono un fragile ecosistema che viene radicalmente modificato dal turismo di massa e dall’estrattivismo minerario, e riflettono sulle contraddizioni dell’attuale politica di distribuzione delle risorse nella regione desertica, dove si trovano le più grandi miniere di litio e rame del mondo.

 

Credits: Sandra Sonia Flores Gonzales, pastora di lama della comunità indigena Lickan Antay.

 

Breve estratto dalle conversazioni con Sandra Sonia Flores Gonzales mentre
porta i suoi lama al pascolo:

 

SSFG: …abbiamo saputo che a Panama esiste una cultura che si chiama Kuna (Guna), e Kuna nella nostra lingua Kunza significa “noi” o “nostro”, quindi abbiamo immaginato che i loro antenati provenissero dal deserto, per questo noi crediamo che siamo la stessa cultura, i Lickan Antay. Forse viviamo in differenti luoghi perché nel passato alcune famiglie si sono spostate altrove per cercare migliori condizioni di vita, e infatti si parla la lingua Kunza in altri territori. Noi invece l’abbiamo quasi del tutto perduta! Come cultura, non siamo puri o unici, utIlizziamo anche parole Quechua e Aymara, quindi le lingue si sono mescolate nel tempo da un lato all’altro delle Ande.

 

IC: Qual è la lingua più antica?

 

SSFG: Tutte le lingue gutturali sono molto antiche e non si possono scrivere… e ti dico di più: quando il Cile è entrato nel libero commercio uno dei requisiti richiesti era quello di riconoscere i propri popoli indigeni e qui ci hanno riconosciuto come etnia Atacameña che non è la stessa cosa di cultura Lickan Antay, noi siamo la cultura Lickan Antay!

 

Credits: Vista dal Mirador di Calama sulla miniera di rame più grande al mondo conosciuta come Chuquicamata o Chuqui.

 

VP: Dicevi che i Lickan Antay si trovano tra il Cile, Bolivia, Perù e Argentina?

 

SSFG: No no no…Cile, Bolivia e Argentina e possibilmente in altri luoghi in cui alcune famiglie si sono spostate…

 

VP: …chiaro, famiglie che si sono allargate formando altre comunità.

 

SSFG: Esatto!…Camminiamo sennò i Lama ci lasciano qui! (ridiamo)

 

Credits: Frutti di algarrobo e pigmento di ossido, dettaglio installazione sulla costruzione di un alfabeto vegetale del deserto.

 

Irene Coppola (Palermo, 1991) Artista visiva che indaga lo spazio liminale tra natura e cultura e il display artistico come dispositivo politico, attraverso diversi media che vanno dalla scultura, al video, all’installazione ambientale.

Vito Priolo (Palermo, 1987) Architetto indipendente la cui pratica è incentrata sulla
relazione tra materiali locali e tipi architettonici, attraverso una progettazione sostenibile come risposta specifica.

 

Progetto sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
nell’ambito del programma Italian Council (2023).