ELIZA COLLIN: Wet Zones

Palermo non è una città povera d’acqua. Riceve acqua da molte sorgenti, pozzi e serbatoi grazie allo sbarramento artificiale dei fiumi. Storicamente Palermo può vantare uno dei sistemi idrici più intricati e sofisticati. Tuttavia, oggi, oltre il 50% di quest’acqua si perde prima di raggiungere gli spazi domestici. Sebbene l’acqua del bacino non sia scarsa, le città che ne fanno un consumo eccessivo portano inevitabilmente a una rapida desertificazione delle campagne circostanti. Una volta utilizzata, l’acqua che raggiunge gli spazi domestici spesso non viene pulita adeguatamente prima di essere scaricata nei fiumi e negli oceani, con effetti devastanti su questi ecosistemi.

Il modo in cui oggi sporchiamo e smaltiamo l’acqua contribuisce alla carenza globale di acqua dolce e ci porta in un futuro di complesse bonifiche per garantire una quantità sufficiente di acqua pulita. A ciò contribuisce anche l’interruzione del ciclo naturale dell’acqua attraverso la deforestazione e l’estrazione delle acque sotterranee. Le città sopravvivono grazie alle risorse circostanti; molte sono progettate per far entrare le merci e far uscire i rifiuti. L’acqua è una delle sostanze più essenziali del pianeta: è infinita, ma la sua qualità è limitata.

WET ZONES suggerisce un futuro non così lontano in cui il riciclo localizzato dell’acqua rappresenta una soluzione a breve termine che consente di regolare il consumo, lo smaltimento e il recupero di questa risorsa limitata. Per ridurre le abitudini idriche dannose e aprire la strada alle città circolari, l’unità di cucina esterna esplora in modo proattivo un sistema di filtraggio dell’acqua della cucina, utilizzando prodotti e materiali locali; l’acqua usata che entra nel sistema sarà incanalata attraverso una serie di filtri che rimuovono i contaminanti prima di essere purificata secondo standard sicuri per il riutilizzo o lo scarico. Questo processo ci invita a riflettere sul modo in cui utilizziamo l’acqua, su ciò che vi immettiamo e sulle nostre abitudini idriche quotidiane; tuttavia, non mira a demonizzare l’ambiente domestico, ma a fornire un’autorità temporanea sulle nostre abitudini idriche, inviando un chiaro messaggio a coloro che occupano posizioni di potere, sul futuro idrico che desideriamo.



Eliza Collin (1993) è una designer londinese che si è laureata al MA Material Futures nel 2021. Alla base della ricerca e dell’approccio progettuale di Collin c’è un interesse specifico e profondo per le percezioni e i valori che attribuiamo alle risorse; in questo ambito, i futuri dell’acqua sono stati il dominio prioritario attuale.

Il progetto fa parte di SCHOOL OF WATER SCARCITY, prodotto da Studio Rizoma e sostenuto dalla Fondazione Rosa Luxemburg di Tunisi.

Ricerca e Direzione Artistica: Eliza Collin | Curatela: Izabela Anna Moren | Realizzazione: Marginal Studio  | Produzione: Giorgio Mega | Camera: Genny Petrotta | Supporto: Peter Scheer, Gianluca Concialdi, Genny Petrotta, Hanna Rasper, Vanessa Rosano, Grazia Bommarito, Massimiliano Rotolo, Valentina Mandalari, Cristina Alga, Tiziana La Melia, Giuseppe Barbera, Gloria Culotta | Interviste: Tommaso la Mantia, Salvatore Stellino e figlio, Nicola di Fiore, Manfredi Leone, abitanti di Danisinni, Caterina Miranti, Salvo Equizzi | Workshop di co-progettazione: Pietro Airoldi, Anastasia Lobanova, Geraldina Signa, Luca Cinquemani e Fabio Aranzulla, Sergio Calabrese e Zuri Camille de Souza

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