Innaffiare con le piante

Infrastrutture e cambiamento climatico nell’agricoltura della siccità

L’irrigazione senza acqua e il controllo di essa sono stati praticati in maniera conflittuale per secoli in Sicilia. L’espansione verso nord del deserto del Sahara e l’aumento della temperatura globale, che si prevede raggiungerà quasi i 5°C nel peggiore dei casi entro il 2100, sta portando la vegetazione mediterranea a sostituire le foreste decidue più a nord e a spostare gli esseri umani, soprattutto in Spagna e in Sicilia. 34 Ma cosa succederebbe se alcune zone della Sicilia potessero effettivamente liberarsi dalla dipendenza dall’acqua imparando dalle pratiche storiche di irrigazione senza acqua? Cosa significherebbe oggi irrigare senza acqua come forma di emancipazione dal tempo, e quindi dai tagli all’acqua, dall’appropriazione collettiva delle risorse, dall’aumento delle temperature e dalle siccità ricorrenti? Con l’arrivo di colture temperate in zone un tempo gelide, la possibilità di coltivare paesaggi resistenti alla siccità sotto stress idrico potrebbe trasformare la Sicilia in un sito sperimentale per l’adattamento al clima e per pensare all’architettura necessaria per nuovi immaginari agricoli. 35 What is Above is What is Below, una serie di installazioni a Manifesta 12, è stato un primo tentativo.

Volpe Astuta in Altarello era una residenza agricola che apparteneva alla mafia siciliana fino a quando, più di due decenni fa, è stata confiscata e aperta al pubblico per il bene comune. 36 Situato sui resti di uno storico paesaggio agrumicolo alla periferia urbana di Palermo, il sito conserva ancora uno straordinario mandarineto. Nel cuore del giardino, una camera dello scirocco del XV secolo collega il qanāt Xibene medievale con l’antico palazzo sovrastante, demolito negli anni Ottanta da un mafioso per costruire la propria residenza moderna. Riutilizzando 200 catusi trovati sul posto, i tradizionali tubi utilizzati per il trasporto dell’acqua sono stati organizzati per dirigere non l’acqua liquida, ma l’aria fresca e umida verso un albero di mandarino esistente. Agendo come un dispositivo di ombreggiamento e umidificazione, il nuovo microclima intorno all’albero riduce la radiazione solare e lo stress idrico, raffreddando lo spazio circostante grazie a una brezza diretta.

All’interno delle ex mura cittadine e tra le rovine a cielo aperto di una chiesa medievale si trova il giardino del Bastione della Chiesa di S. Maria dello Spasimo. Disposto intorno a cinque alberi di agrumi esistenti, il nuovo microclima genera un effetto di raffreddamento passivo che aiuta gli alberi a sopportare ambienti difficili e permette loro di fruttificare in un contesto arido e con disponibilità idrica limitata. Rivisitando i muri a secco del Jardinu Pantescu, utilizza blocchi laterizi (mattoni cavi di argilla) ampiamente disponibili, ruotati su un lato per consentire il flusso d’aria. Il microclima funziona come una struttura simile a una tenda da circo che misura venticinque metri di lunghezza per quattro di larghezza e ospita posti a sedere nel doppio spessore del recinto.

Anticamente noto come Giardino dell’Alloro, il Giardino dei Giusti aveva un monumentale albero di alloro finché non fu sradicato nel 1704. Oggi è uno spazio aperto nella parte interna della città vecchia, circondato dai resti delle mura bombardate durante la Seconda Guerra Mondiale, che emula i giardini produttivi medievali xirbe-arabo-normanni piantati in aree urbane trascurate o tra rovine in decadenza. 37 All’interno crescono sette alberi di agrumi. Il nuovo microclima consiste in recinti di reti ombreggianti colorate, modellate e cucite con reti agricole fotoselettive facilmente reperibili, progettate per influenzare la biosintesi, accelerare la maturazione dei frutti attraverso le lunghezze d’onda dei colori e accumulare più sostanze fitochimiche. 38 Coreografando e sincronizzando gli edifici circostanti, le reti gialle fluorescenti sono state sospese sugli alberi da un’altezza di tredici-quindici metri dai loro balconi, creando una zona ombreggiata e ventilata per ridurre lo stress idrico degli alberi all’interno.

In collaborazione con gli agronomi Giuseppe Barbera, Antonio Motisi e il loro team dell’Università di Palermo, sono stati fabbricati dei dispositivi per monitorare le prestazioni in vita degli alberi in questi tre nuovi microclimi. Hanno registrato l’umidità, la radiazione solare e le variazioni di temperatura all’interno e all’esterno delle strutture che ospitano gli alberi da giugno a novembre 2018. I dati sono stati resi pubblici online e nella città stessa, accanto alle installazioni.

Come versioni contemporanee del Jardinu Pantescu, ogni microclima ha valorizzato approcci diversi alla riduzione dello stress idrico, impegnandosi nella complessità di paesaggi resistenti alla siccità a livello architettonico, agricolo e sociologico. Come le abitudini di consumo alimentare, gli alberi sottoposti a stress idrico dovrebbero indurre a riflettere sull’impronta idrica individuale e collettiva e, più in generale, sulle implicazioni economiche dell’idropolitica. 40 Per affrontare le molteplici cause della sovradipendenza idrica, la consapevolezza dei modi multistrato in cui gli ambienti e i climi sono co-costruiti è fondamentale quanto l’acqua stessa.

*per le note si rimanda a: ‘What is Above is What is Below’, Daniel Fernández Pascual e Alon Schwabe, E-Flux Journal Architecture: https://www.e-flux.com/architecture/liquid-utility/259656/what-is-above-is-what-is-below/

Credits photo: Cooking Sections, What is Above is What is Below, 2018. Installazione a Manifesta 12, Chiesa di S. Maria dello Spasimo, Palermo.

Il testo è stato pubblicato in occasione del festival Between Land and Sea per presentare l’evento “Between facing the change and making a change”, curato da Aterraterra e organizzato in collaborazione con CLIMAVORE x Jameel at RCA.

Aterraterra Lab è la base di Aterraterra (Fabio Aranzulla e Luca Cinquemani), un progetto che interseca agricoltura, arte e attivismo. Nel loro orto a Palermo, raccolgono piante alimentari selvatiche, fiori, erbe medicinali e aromatiche e verdure antiche e rare. Il loro dialogo interspecie e interculturale, in cui tutti i parametri sono continuamente rivalutati e negoziati tra tutti i soggetti coinvolti, confluisce senza soluzione di continuità nello smantellamento della neocolonialità, dell’industrializzazione e dei discorsi dominanti attraverso la ricerca di storie vegetali e culinarie e collaborazioni che portano la marginalità al centro. Ne sono un esempio il lavoro di ricerca del collettivo sulla melanzana rossa etiope (Solanum aethiopicum) in Italia, conosciuta solo come melanzana rossa di Rotonda (spesso ignorando le ragioni del suo arrivo in Italia, legate al colonialismo); o sui grani antichi oggi tanto celebrati, che non sono poi così antichi, ma in gran parte creati in epoca fascista. Attorno ad Aterraterra e al programma Aterraterra Lab si è formata una rete di artisti, attivisti, cooperative agricole, braccianti, associazioni culturali, cuochi, ricercatori, scienziati, ecc. sia italiani che internazionali.

CLIMAVORE è una piattaforma di ricerca, un’agenzia e un movimento che si interroga sul modo di mangiare mentre gli uomini cambiano il clima. Le nuove “stagioni” create dall’uomo stanno annullando i confini tra primavera, estate, autunno e inverno o gli eventi monsonici annuali. Invece, i periodi di inquinamento dei mari, di esaurimento del suolo o di deflusso dei fertilizzanti influenzano maggiormente i nostri paesaggi alimentari. CLIMAVORE, un termine coniato da Cooking Sections nel 2015, è un invito a ripensare a una catena alimentare profondamente danneggiata e ad andare oltre una dieta carnivora, onnivora, locavora, vegetariana o vegana per fronteggiare queste nuove stagionalità, affrontando al contempo le pratiche estrattive e intensive che le determinano. CLIMAVORE collabora a lungo termine con biologi marini, botanici, agricoltori, chef, pescatori, antropologi, genetisti, ambientalisti, enologi, chimici, scienziati del suolo, conservazionisti, pastori e molti altri che vivono ai confini dell’emergenza climatica. Con basi a Londra, Skye e Madrid, CLIMAVORE facilita lo spazio e le azioni necessarie per trasformare la produzione, la distribuzione e il consumo di cibo, al fine di reimmaginare nuovi orizzonti in grado di far crescere il cibo coltivando gli habitat.

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