Di Elena Corradi
Esistono molte e complesse connessioni tra le scienze che si occupano di studiare lo spazio, come la geografia e la cartografia, e la memoria. La maggior parte dei nostri ricordi sono legati a dei luoghi – tutto ciò che accade, accade da qualche parte – e come “non esistono luoghi senza storia, non esistono storie senza luogo*” . Ma che succede ai ricordi quando il luogo che li contiene non esiste più?
Quando ho iniziato ad interessarmi alla storia dell’espansione urbana di Palermo sono stata molto colpita dalla persistenza del mito che evoca un paradiso perduto, ricolmo di alberi di agrumi e incastonato tra le montagne e il mare, il quale, per secoli, ha reso nota la città con il nome di Conca d’oro. Questo è anche il nome che verrà dato nel 2012 ad un centro commerciale, il terzo più grande di tutta la Sicilia, eretto su una porzione di quella piana che prima ospitava le rigogliose colture di arance e limoni. L’edificio affianca il quartiere ZEN nella periferia nord della città. Si tratta di una costruzione bassa e dal colore giallo sabbia un po’ dorato su cui spiccano delle torri-alberi dalle forme vagamente brutaliste: ma come può un centro commerciale evocare agrumeti che non esistono più?
Questo slittamento semantico, fonte di disorientamento e a tratti di inganno, mi ha spinta a voler indagare le relazioni dinamiche tra paesaggio e linguaggio, tra linguaggio e immagini e a chiedermi: come viene interpretato il toponimo “Conca d’oro” dai giovani abitanti del quartiere che non hanno potuto conoscere ciò che c’era prima? E per chi c’era prima, cosa vuol dire “Conca d’oro” oggi?
La ricerca si svolgerà nei mesi di ottobre e novembre a Palermo e si baserà principalmente sull’utilizzo del suono come forma di narrazione dello spazio. Con un gruppo di giovani abitanti dello ZEN cercheremo di far emergere nuove prospettive e scenari possibili, a partire da una rilettura sensibile dei luoghi della vita quotidiana. L’approccio partecipativo del lavoro si ispira molto alle pratiche di counter-mapping sviluppate nell’ambito di quella che viene definita “cartografia radicale”. Di matrice femminista e decoloniale, queste esperienze nascono, infatti, con l’intento di operare un rovesciamento epistemologico fondamentale: appropriarsi del potere insito alla mappa per mettere in discussione ciò che facciamo con lo spazio.
Lettura consigliata
- Nepthys Zwer, Pour un spazio-féminisme. De l’espace à la carte, Éditions La Découverte, Parigi, 2024
- Laurence Dahan-Gaida, Cartographie et littérature, Presses universitaires de Vincennes, Saint-Denis, 2024
- Giuseppe Mandalà, La Conca d’oro di Palermo. Storia di un toponimo., in Medioevo romanzo 50/1, pp. 1- 32
- Giuseppe Barbera, Il giardino del Mediterraneo. Storie e paesaggi da Omero all’Antropocene, il Saggiatore, Milano, 2021
*Bond M., 2020. “Wayfinding. The Art and Science of How We Find and Lose our Way”, London, Panmcmillian.